Un paesino incantato di origine medievale, dove il tempo sembra essersi fermato. Questo è Lollove, dichiarato uno dei borghi più belli d’Italia. Grazia Deledda ambientò qui il suo celebre romanzo La Madre, edito nel 1920. Scopriamo insieme cosa vedere a Lollove, piccolo gioiello alle porte della Barbagia.

La maledizione di Lollove
Poche anime: sono solo 8 gli abitanti del paese, che nel massimo del suo splendore negli anni ’50 è arrivato a contarne 540. La mancanza di una rete idrica e fognaria fino al 1993, gli scarsi collegamenti con Nuoro e lo sviluppo di altri settori dell’economia hanno fatto si che Lollove si spopolasse sempre di più. Questo è il destino condiviso con molti altri piccoli paesi della Sardegna. Solo in tempi recenti, grazie a manifestazioni come Autunno in Barbagia e a intraprendenti giovani del posto, il borgo ha iniziato un processo di valorizzazione e rinascita.

Leggenda narra che il decadimento del paese fu dovuto a una maledizione delle suore che abitavano il monastero di Lollove. Pare che queste intrattenessero dei rapporti con un pastore del luogo e che una volta scoperto lo scandalo vennero cacciate in malo modo dal paese. Per vendicarsi le monache lanciarono una maledizione sul borgo: “Lollove as a esser chei s’abba è su mare: no as a crescher nen parescher mai!” ovvero “Lollove sarai come l’acqua del mare, non crescerai e non morirai mai”. In effetti così è stato, il paese non è mai morto ma non è mai tornato ad avere più di 20 abitanti contemporaneamente.

Lollove cosa vedere
Il bello di Lollove è passeggiare attraverso le sue viuzze e costruzioni in pietra, respirare l’aria incontaminata di montagna e ascoltare le storie e leggende sui suoi abitanti. In questo ci viene in aiuto Roberto Chessa, che si occupa di escursioni naturalistiche e storiche e ci accompagna in una visita guidata durante Cortes Apertas a Lollove.

Al centro del paese, su una bella terrazza panoramica, sorge la La Chiesa di Santa Maria Maddalena. L’edificio è dei primi del ‘600 in stile tardo-gotico e il suo campanile svetta sui tetti di Lollove. Al suo interno la Chiesa conserva le statue lignee di San Biagio, Sant’Eufemia e San Luigi dei Francesi.

Proseguendo la nostra camminata arriviamo alla Casa Museo Efisio Chessa, antica abitazione dove è stato ricostruito il tipico esempio di casa barbaricina, con i suoi utensili e arredamenti. Oggi è visitabile solo su prenotazione.
Roberto ci racconta anche di uno dei personaggi più interessanti di Lollove. Senza dubbio è zia Gavinedda Puggioni, una centenaria scomparsa all’inizio del 2022. Zia Gavinedda raramente lasciava il borgo, quasi solo per andare a Nuoro a ritirare la pensione insieme a suo nipote. Non amava stare lontana da Lollove, perchè lei lo definiva il suo paradiso, il posto più bello del mondo. A chi andava a trovarla, raccontava che nonostante i numerosi pretendenti avuti in giovane età, aveva deciso di non sposarsi mai, perché profondamente innamorata della sua libertà.
Lollove dove mangiare
Sul vecchio granaio di donna Franzisca nasce la Locanda Lollovers, più di un normale Agriturismo. Qui si può gustare un menu tradizionale sardo con il tipico maialetto arrosto e la pasta fatta in casa, ma su richiesta ci sono anche gustose alternative vegetariane. Ricordatevi di prenotare!
Il progetto Lollovers nasce dall’intraprendenza di Simone Ciferni, un ragazzo del posto che dopo una Laurea in Economia e diverse esperienze all’estero decide di rientrare in Sardegna ed investire nel suo paese d’origine. Oltre alla Locanda, Simone propone diverse attività per entrare in connessione con lo spirito del luogo, come laboratori del formaggio, del pane, della pasta, passeggiate naturalistiche nei dintorni ed escursioni in e-bike.

Inoltre essendo qui il segnale telefonico completamente assente, il borgo di Lollove si presta benissimo per esperienze di Digital Detox, ovvero staccare la spina da internet e dai social per dedicarsi alle interazioni personali, al contatto con la natura e ad aguzzare i 5 sensi.
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