Il Carnevale di Mamoiada ha conosciuto ultimamente un interesse crescente. Questo è avvenuto soprattutto grazie a manifestazioni come Cortes Apertas e alla fama ormai conquistata dalle sue figure principali: i Mamuthones e Issohadores. Per me è uno dei Carnevali più affascinanti in Sardegna e qui vi racconto la mia esperienza.
Quando si svolge il Carnevale di Mamoiada
Come per tutti i Carnevali storici della Sardegna, l’inizio del Carnevale di Mamoiada è il 17 gennaio, quando si festeggia San’Antonio Abate. In questo giorno appaiono per la prima volta i Mamuthones e Issohadores. Il clou della manifestazione però è tra la domenica di Carnevale e il martedì grasso.
Io sono stata alla sfilata del martedì sera e, oltre a quelle di Mamoiada, ho avuto il piacere di vedere anche maschere di paesi stranieri gemellati con il centro barbaricino. Hanno sfilato i Kurent sloveni e i Kukeri, maschere della tradizione bulgara. E’ incredibile come tanti Paesi del Mediterraneo abbiano usi e costumi simili ai nostri.

Le Origini del Carnevale
Il Carnevale di Mamoiada è molto più di una semplice festa; è un rito collettivo che affonda le sue radici in un passato lontano, intriso di significati simbolici legati alla terra, ai cicli naturali e alla spiritualità arcaica.
Le origini precise del Carnevale restano avvolte nel mistero, alimentando il fascino di questa celebrazione. La prima testimonianza scritta del Carnevale risale al XIX secolo, ma la tradizione orale e i simboli che accompagnano questa festa suggeriscono un’origine ben più remota, forse risalente ai culti nuragici. Infatti alcuni studiosi ritengono che il rito sia una reminiscenza di antiche feste propiziatorie, dedicate alla fertilità della terra e al passaggio delle stagioni. In questo contesto i Mamuthones vengono fatti corrispondere ai dodici mesi dell’anno.
Altri invece affermano che i dodici Mamuthones siano i nemici vinti caduti in schiavitù mentre gli Issohadores rappresentino i vincitori. Qualunque sia la verità, la certezza è che i nostri antenati ci hanno lasciato uno dei carnevali più belli e misteriosi al mondo.

Le figure dei Mamuthones e Issohadores
Il cuore del Carnevale di Mamoiada sono loro: i Mamuthones e gli Issohadores. Due figure che, con i loro costumi e le loro danze, raccontano una storia di dualità e connessione con la natura.
I Mamuthones indossano una maschera scura di legno chiamata Visera, dal volto enigmatico, e un abito scuro di pelli di pecora. Sul dorso portano campanacci pesanti, simbolo di forza e potere, che emettono un suono ritmico e ipnotico mentre camminano. La loro danza non è casuale: ogni passo è un atto rituale, un invito a unirsi a un ritmo universale che lega uomo, natura e spirito. Camminano in fila, lenti e solenni, incarnando la parte più primordiale e misteriosa della festa.
A contrastarli ci sono gli Issohadores, che indossano maschere bianche e colorati costumi tradizionali. Agili e autoritari, i loro movimenti sono vivaci, quasi a voler domare l’energia selvaggia dei Mamuthones. Muniti di lunghe funi, catturano gli spettatori, un gesto simbolico che in passato richiamava l’antico rito del “catturare l’anno nuovo” o forse semplicemente l’intento di coinvolgere la comunità. Ricordo che da bambina avevo paura di essere presa alla fune, che in dialetto locale si chiama Sa Soha.
A differenza di altre sfilate carnevalesche, quella dei Mamuthones e Issohadores è seria e solenne. Non ha niente a che vedere con la spensieratezza tipica del Carnevale di altri paesi, ma lancia un messaggio che si percepisce nella pelle e nelle viscere: un’eterna lotta e armonia tra opposti, un ciclo che si rinnova di anno in anno.
Penso di non essere l’unica, questo Carnevale è davvero in grado di smuovermi qualcosa dentro. Qui vi lascio un breve video della sfilata.
Altre maschere del Carnevale di Mamoiada
Anche se meno conosciute dei Mamuthones e Issohadores, il Carnevale Mamoiadino ha in serbo altri personaggi affascinanti. Uno è quello di Juvanne Martis Sero. Questa maschera incarna simbolicamente l’anima del Carnevale stesso, connesso al ciclo di vita, morte e rinascita. Un fantoccio vestito di stracci, coperto da un cappuccio e spesso accompagnato da una rappresentazione di fieno o paglia, viene portato in giro per il paese sopra un carretto.
La sua figura alla fine del martedì sera viene bruciata in un grande falò, un rito catartico e propiziatorio che segna il culmine delle celebrazioni. Il fuoco, elemento purificatore, consuma il vecchio per lasciare spazio al nuovo, ricordando che ogni fine è anche un inizio. Un rito per salutare l’inverno e accogliere la primavera.
Un’altra figura importante è quella di Sos vartzòlos, uomini dal volto annerito e vestiti con tradizionali abiti femminili. Questi personaggi vanno in giro per Mamoiada portando Juanne Martis Sero e intonando S’Attidu, un lamento in rima, un po’ funebre un po’ sarcastico, coinvolgendo gli abitanti del paese.

Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada
Per chi desidera immergersi completamente in questa tradizione, il Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada è una tappa obbligatoria. Questo museo, da poco ristrutturato, custodisce la memoria del Carnevale, offrendo un’esperienza che va oltre il semplice sguardo: qui si entra nel cuore pulsante della cultura sarda.
Il museo non si limita a raccontare la storia dei Mamuthones e degli Issohadores. Attraverso esposizioni immersive, video, e racconti, esplora infatti le connessioni tra le maschere di Mamoiada e quelle di altre culture del Mediterraneo, dimostrando come il desiderio di ritualizzare e rappresentare la vita sia universale.

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