Le celebrazioni della Pasqua ortodossa in Grecia non sono poi così diverse da quelle che conosco dalla Pasqua cattolica. E’ stato speciale però viverle insieme alla famiglia di Kalliopi, l’amica greca che mi ha ospitato per un weekend a Patrasso . In particolare è stato interessante conoscere i piatti tipici che si preparano in questa occasione.
La Pasqua ortodossa in Grecia non coincide sempre con quella cristiana, infatti si basa sul calendario giuliano e non gregoriano e cade la prima domenica dopo l‘equinozio di primavera.
Il sabato Santo
Il sabato sera iniziamo mangiando uno stuzzichino a base di Paximadi di Creta. Si tratta di un pane croccante di orzo e grano ammorbidito con l’acqua e servito con il formaggio feta, olive, pomodoro fresco a dadini, olive e capperi. Ci teniamo leggeri perchè poi la cena vera e propria verrà servita dopo la messa di mezzanotte.
Assistiamo infatti alla veglia pasquale presso il monastero di Girokomeio, un quartiere periferico di Patras. Poco prima della mezzanotte ci uniamo ai fedeli portando delle candele in chiesa. A mezzanotte il sacerdote intona il canto di resurrezione e inizia a passare tra i partecipanti con la candela della fiamma eterna. Ognuno una volta ricevuta la fiamma, la passa al proprio vicino.
L’atmosfera che si crea è molto suggestiva, il patio del monastero è illuminato esclusivamente dalla luce delle candele. Il parroco annuncia Christos Anesti: Cristo è risorto! Suonano le campane, ci abbracciamo e ci facciamo gli auguri.
Quando torniamo a casa ci aspetta la maghiritsa, ovvero una nutriente zuppa fatta di frattaglie di agnello, uova, limone e spezie. E qui casca l’asino…infatti per quanto mi sforzi sempre di mangiare tutto quello che mi offrono a prescindere che mi piaccia o meno, questa volta proprio non ce la faccio! La mamma di Kalliopi guarda il mio piatto ancora semipieno e poi mi chiede sorridendo “mi sa che ho sopravvalutato il tuo appetito eh?” Mi vorrei sotterrare ma l’odore di frattaglie è qualcosa che proprio non riesco a mandar giù.
La domenica di Pasqua
Ma ci sarà modo di rifarmi il giorno dopo, infatti Fotis, il papà di Kalliopi, si alza prestissimo per arrostire l’ovelias, ovvero l’agnellone allo spiedo, che ha sapientemente pulito e preparato il giorno prima. La cottura richiede molto tempo e pazienza, infatti a differenza della Sardegna dove si arrostisce l’agnellino da latte, qui le dimensioni sono molto maggiori. Oltre all’agnello viene arrostito anche l’intestino, che è stato ripulito e ripieno di pezzi di milza, fegato e polmone.
Nell’attesa del pranzo che faremo intorno alle tre del pomeriggio, gustiamo degli stuzzichini di uova sode, sale, aceto, cetrioli e lo Tsoureki. Questo è proprio il pane tipico della Pasqua ortodossa in Grecia, dal gusto leggermente dolce e con l’uovo in mezzo.
Con Kalliopi onoriamo anche la tradizione di “rompere le uova”: mentre io tengo fermo l’uovo in mano lei cerca di rompere il mio guscio con un altro uovo, un rito che pare sia di buon auspicio. Le uova vengono tinte di rosso il giovedì santo, per simboleggiare il sacrificio di Cristo e la sua Resurrezione.
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