Pofondamente innamorate della Sardegna, Raffaela e Valentina lavorano come guide turistiche e organizzano a Cagliari visite guidate per stranieri e locali. Ho incontrato le due fondatrici di Arasolé che ci raccontano la loro visione del turismo sostenibile.
Raffaela sarda, Valentina milanese, come vi siete conosciute?
V: Io sono arrivata da milanese, anzi brianzola, in Sardegna nel 2014, perchè ho deciso di provare a lavorare come guida turistica qui, innamorata com’ero dell’isola. Dopo un anno e mezzo circa ho conosciuto Raffa, nell’associazione nella quale lavoravamo entrambe all’epoca. Da li abbiamo poi deciso che volevamo creare una cosa nostra che avesse dei principi diversi, che si occupasse di un certo tipo di turismo, comunque un turismo culturale, archeologico e sostenibile. Quindi dopo qualche anno, nel 2018, siamo riuscite ad aprire Arasolè.

Come è nato il progetto di Arasolé e cosa c’è dietro il nome?
R: Arasolè nasce dalla voglia di presentare una Sardegna diversa e che si discostasse dalla solita narrazione che è sempre stata fatta, ovvero della Sardegna come isola in cui si possa venire solo d’estate e si possa fare quasi esclusivamente mare a luglio e agosto. Arasolè è appunto un riferimento a quest’idea che abbiamo della Sardegna. Il nome è stato scelto dopo lunghe discussioni, dibattiti e ricerche sui libri per le biblioteche, su un nome che ci potesse rappresentare, che fosse facilmente pronunciabile. Ad un certo punto ci è saltato all’occhio il nome del libro Il parroco di Arasolè di Ciccittu Masala, che era un autore sardo. Nel suo libro lui immagina Arasolé come un paese normale, un paese sardo, nè bello nè brutto, senza mitizzazioni, ma anche con i suoi problemi. Questa ci è sembrata l’essenza più vera di quello che volevamo fare, cioè rappresentare una Sardegna vera, non troppo patinata. Ci è sembrato un nome abbastanza poetico e orecchiabile.
V: Aggiungerei anche il libro Quelli dalle labbra bianche, dove si parla più specificamente di Arasolé come paese senza filtri, con i suoi aspetti positivi ma anche più negativi. Noi volevamo rappresentare un po’ quello, una Sardegna senza filtri per i turisti. Quello che realmente possono vivere e sperimentare in Sardegna senza che sia in qualche modo rielaborato per loro e anche stando a contatto con le comunità.

Voi lavorate molto con agenzie straniere, tour operator e associazioni. Però vi occupate anche di far scoprire Cagliari con visite guidate. Che tipo di escursioni fate?
R: per quanto riguarda le visite guidate a Cagliari offriamo le classiche visite per i turisti, che affrontano la storia di Cagliari. Però cerchiamo sempre di farle anche raccontando le storie di Cagliari. Narriamo le storie di chi ha vissuto qui, arricchendole con molte curiosità e aneddoti e collegando Cagliari sempre al resto della Sardegna.
E poi una cosa che ci differenzia dagli altri è che facciamo molti tour letterari di Cagliari. Ci affidiamo alla voce di altre persone ” più autorevoli di noi” che hanno raccontato la città, cagliaritani e non. Attraverso le loro parole ricostruiamo quello che c’è e che cosa si ritrova della Cagliari che è stata raccontata. Facciamo tour sia di autori oramai del passato, ma anche con autori viventi che romanzano alcuni fatti importanti di Cagliari e della Sardegna come Sa die e Sa Sardigna. Oppure raccontando aneddoti e storie dei vari quartieri della città. Tutto questo ci permette di arricchire le nostre visite sempre di più con fatti insoliti grazie a un lavoro lungo anni di ricerca.
V: gli altri tour che facciamo in città, sia per locali che per turisti, cercano di andare un po’ a scoprire angoli poco conosciuti o insoliti, quindi aldilà dei classici tour nel centro storico. Cerchiamo per esempio di portare a vedere la Sella del Diavolo, piuttosto che il colle di Sant’Elia, che abbiamo scoperto essere poco conosciuto anche dai cagliaritani. Facciamo tour dello street food o tour gourmet, quindi per scoprire la città da un altro punto di vista e viverla come locali.

Che cosa significa per voi il turismo sostenibile e cosa fate per rendere le visite guidate di Cagliari più sostenibili?
V: il turismo deve essere sostenibile da diversi punti di vista. Sia a basso impatto sull’ambiente che sulla società. Avendo a che fare con aspetti più culturali e sociali, un punto su cui siamo molto fiscali è che siano dei viaggi che diano valore aggiunto alle comunità. Dal punto di vista etico puntiamo a delle esperienze che creino valore e che non siano d’impatto troppo forte, soprattutto quando ci spostiamo nei paesi dell’interno. Qui bisogna muoversi con attenzione, con riguardo per chi li abita. Scegliamo con cura gli operatori con i quali abbiamo a che fare. Spieghiamo alle persone che portiamo in tour la realtà dei luoghi che visitano e anche le motivazioni che stanno alla base delle nostre scelte.
Stessa cosa succede dal punto di vista ambientale. Raccontiamo il perchè scegliamo attività che usano solo prodotti locali quando abbiamo a che fare con bar e ristoranti e ovviamente che non usano plastica. Cerchiamo di avere sempre piccoli gruppi, anche se noi lavoriamo principalmente con individuali quindi il problema non si pone. Comunque manteniamo i gruppi sotto le 15-20 persone per limitare l’impatto che hanno muovendosi nell’isola.
R: a Cagliari, durante le visite guidate, ci capita anche di pensare a dove mandare le persone a comprare e di motivare le nostre scelte. Nei nostri tour oltre a far vedere la città e raccontare, capita di portarli nei negozi che a noi piacciono per la loro filosofia. Nei tour di Castello li porto sempre da Sardinnya, un negozio di liquori, prodotti locali e artigianato. Loro cercano di utilizzare sempre materiali sostenibili e a km 0. Oppure segnalo inveloveritas, negozio di moda e accessori che reinterpreta la tradizione sarda in chiave moderna. Questi sono solo degli esempi di quello che facciamo per promuovere le comunità e il tessuto sociale.

Voi fate parte anche della Rete Ecoturismo Sardegna?
Si da un anno circa siamo entrate a far parte della Rete Ecoturismo Sardegna, di cui fanno parte una cinquantina di operatori che si occupano di turismo sostenibile in diverse sfumature e diversi tipi di attività, in tutta l’isola. Già questo ci mette in rete con operatori di tutta la Sardegna e fa si che l’itinerario sia omogeneo da quel punto di vista. Cioè riusciamo a creare dei prodotti sostenibili lavorando in rete con questi altri operatori.
Quali sfide ha portato la pandemia per Arasolé? Ci saranno delle novità nel 2021?
V: la prima più evidente è stata dover pensare a un target diverso, perchè noi abbiamo sempre lavorato principalmente con operatori e clienti stranieri, quindi abbiamo ripensato un po’ i nostri tour targhettizandoli per locali, residenti. Era una cosa che facevamo già ma in misura minore. Ci ha portato a ripensare tutte le nostre escursioni perchè il distanziamento sociale impatta tanto su un’attività come quella dei tour. Per il futuro stiamo pensando anche noi a più attività all’aria aperta e a contatto con la natura. Stiamo andando più verso la nostra idea iniziale di raccontare i borghi e i paesi piuttosto che le città d’arte, cosa che prima erano l’attrattiva principale.
R: La novità è anche che ci siamo anche rivolte ai bambini, li abbiamo considerati come una delle categorie più colpite dalla pandemia. Soprattutto ci siamo rese conto che a Cagliari ci sono pochissimi servizi per i bambini. Quindi ci siamo messe a creare a Cagliari visite guidate a misura di bambino e per le famiglie. Per esempio abbiamo organizzato una visita di Tuvixeddu per bambini. Le nostre attività e i tour sono abbastanza semplici e si prestano bene per le famiglie.

Un luogo del cuore a Cagliari che vorreste consigliare a chi la visita per la prima volta?
R: Per me la Cripta di Santa Restituta, perchè è uno dei posti a Cagliari più densi di storia, da quando è stata fatta, in epoca punica probabilmente, fino alla Seconda Guerra mondiale. Ci sono tante tracce della storia di Cagliari.
V: uno dei miei luoghi del cuore a Cagliari è il Poetto, è uno dei posti che mi ha fatto innamorare di Cagliari e negli anni c’è sempre stato nel mio rapporto con la città. Magari quando non c’è troppa gente o all’alba.
Un motivo per venire in Sardegna?
R: Il silenzio!
V: Perchè è un luogo molto ancestrale secondo me. E’ molto bello che possa permettere di sperimentare un rapporto così profondo con la natura e con le tradizioni in piena Europa nel 2021. Io l’ho sempre vissuta come un posto molto denso di significati, dove le persone dicono e fanno ancora le cose perchè hanno un senso.
Vi è piaciuta questa intervista? Non perdetevi prossimamente il tour letterario a Cagliari “sulle tracce di Clara Simon“, ispirato dal romanzo di Francesco Abate I delitti della Salina. Per informazioni e prenotazioni contattate Arasolé.