Metti un caldo pomeriggio di agosto, un piccolo gruppo di escursionisti e un’appassionata archeologa e avrai una serata speciale alla scoperta dell’ Ossidiana in Sardegna. Alla magica pietra vulcanica è stato dedicato il Museo dell’Ossidiana di Pau, una piccola ma ormai consolidata realtà dell’ alta Marmilla. Quest’area del centro Sardegna è fatta di deliziosi paesini in pietra, antichi portali in legno e dolci colline ricoperte di querce e lecci. Proprio il museo è il fulcro dal quale partono gli eventi e le attività all’interno del Parco dell’Ossidiana che fa parte del più ampio progetto del Parco Geominerario della Sardegna.
Il Museo dell’Ossidiana a Pau
La mia serata inizia con la visita del Museo dell’Ossidiana a Pau, che raggiungo percorrendo le panoramiche strade a serpentina che dalla statale 131 collegano il paese. Il resto del gruppo ha deciso di anticipare la visita, quindi ho l’onore di fare una visita guidata in esclusiva con Maria Cristina, l’archeologa che ha organizzato l’evento. Mi chiede subito che cosa mi abbia spinto a preferire il museo a un pomeriggio al mare e le confesso la mia curiosità di scoprire luoghi ancora sconosciuti della mia terra. Nonostante sia nata e cresciuta da queste parti e abbia spesso camminato sui sentieri del Monte Arci, non ho mai visitato il museo. E’ venuta l’ora di recuperare!
Scopro che quello di Pau è l’unico museo dell’Ossidiana in Europa e che solo in Giappone, a Takayama, ne esiste un altro interamente dedicato a questa roccia. L’ Ossidiana è un vetro vulcanico che si è formato da un rapido raffreddamento della lava ad alto contenuto di silicio. Il suo colore è spesso nero brillante o scuro ma può avere striature e chiazze di altri colori a seconda degli elementi chimici che contiene al suo interno. Una delle zone più ricche di Ossidiana è proprio il Monte Arci in Sardegna, massiccio di origine vulcanica che si è formato milioni di anni fa in seguito a diverse eruzioni. Gli altri giacimenti italiani si trovano in tre piccole isole: Pantelleria, Lipari e Palmarola.
Le schegge della preziosa pietra lavica, essendo molto affilate e taglienti, venivano utilizzate sin dal VI millennio a.C. per la produzione di utensili e armi. Data la sua versatilità l’Ossidiana era al centro degli scambi commerciali all’interno del Mediterraneo. Ne abbiamo prova perchè l’analisi della composizione della roccia ci permette oggi di sapere da dove arrivano i reperti. Alcuni frammenti di Ossidiana di Pau sono stati infatti ritrovati in Spagna, testimoniando l’importanza che doveva ricoprire questo materiale nel Neolitico.
Maria Cristina continua la visita spiegandomi le varie tecniche di la lavorazione dell’Ossidiana. Si partiva da un “nucleo” di roccia per ottenere delle scheggie più piccole tramite la percussione diretta con una pietra, legno o osso; percussione indiretta utilizzando uno scalpello fra la L’Ossidiana e il percussore o pressione con un percussore appuntito.
Il museo oltre a numerosi reperti ha anche dei pannelli esplicativi in braille e dei video nella lingua dei segni per garantire l’accessibilità della mostra a tutti i visitatori. Anche i più piccoli potranno fare esperienza dell’Ossidiana tramite il tatto e i numerosi contenuti multimediali che rendono più immediata la fruizione. Ma è sicuramente la passione di Maria Cristina e la sua capacità di farti vivere la storia dell’Ossidiana a fare la differenza.
Il sentiero nero di Sa Scaba Crobina
Dopo la visita mi riunisco al resto del gruppo e ci trasferiamo in macchina poco fuori dal paese di Pau, per vedere e toccare con mano la cosidetta “officina dell’Ossidiana”. Sul sentiero di Sa Scaba Crobina (che significa letteralmente la scala nero corvino) ritroviamo tantissime schegge di Ossidiana di varie dimensioni. Questo luogo era infatti uno dei maggiori centri di lavorazione del vetro vulcanico e qui venivano lasciati gli scarti di lavorazione una volta ottenuti i pezzi desiderati.
Maria Cristina ci aiuta a riconoscere quali frammenti sono state lavorati e con quali tecniche. Ogni pietra parla della sua storia, in base alle venature, ringonfiamenti e forma. Purtroppo negli anni anche questo sentiero è stato depredato dei frammenti di Ossidiana portati via come souvenir, senza pensare che questa roccia è un patrimonio da salvaguardare, perchè ci racconta la storia dei nostri antenati. Il sentiero di Sa Scaba Crobina è circondato da lecci e querce da sughero e da qui si gode anche di un bellissimo panorama sul Monte Arci e sulle valli sottostanti. In un ora circa di cammino si arriva a un laghetto, ma noi torniamo indietro prima per non perderci il tramonto con vista panoramica sul mare.
Il tramonto sulla terrazza panoramica di Beda Manca
Ci spostiamo per un’ultima volta in auto per concludere la serata in bellezza sulla terrazza panoramica di Beda Manca. Casa Beda Manca è una foresteria del Comune di Pau, che viene data in affitto su richiesta a gruppi di escursionisti. Arriviamo giusto in tempo per vedere come il sole tinge di rosso tutto il paesaggio mentre scende all’ orizzonte sul mare di Sardegna. Eccolo: uno dei magici tramonti della mia costa ovest. Si dinstingue lo stagno di Santa Giusta e in lontananza Capo San Marco e la penisola del Sinis. L’aria si fa più fresca e mentre noi siamo immersi ad ammirare il paesaggio, Maria Cristina porta fuori ogni ben di Dio e ci offre un aperitivo con formaggi, salumi, vino e fichi maturi.
Chissà se anche nel Neolitico venivano qui a contemplare il tramonto?
Info utili
Se siete interessati a passare un po’ di tempo nel Monte Arci e conoscere meglio l’ossidiana, potete scaricare l’app Il parco dell’Ossidiana che vi segnala tutti gli eventi, dove mangiare e dormire nella zona e anche i sentieri da esplorare sul Monte Arci.
Curiosità sull’Ossidiana
L’ossidiana viene utilizzata nella cristalloterapia come anti-stress per liberare chi la indossa da paure e traumi. E’ legata all’energia del primo chakra e ci aiuta dunque a sentirci radicati. Serve inoltre a ripulire l’aura di blocchi energetici e a sostenere la persona durante cambiamenti importanti della propria vita.
In Sardegna l’Ossidiana viene lavorata anche per ottenere gioielli e amuleti porta fortuna come “Su coccu” una spilla di forma rotonda che ha il compito di proteggere dal malocchio, soprattutto i neonati.
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