Grazia Deledda citazioni
Apr 04, 2022

Itinerario nei luoghi di Grazia Deledda

La prima e unica donna italiana a vincere il Nobel per la Letteratura, la Deledda aveva un rapporto importante con la Sardegna, di cui racconta ampiamente nei suoi romanzi. Soprattutto la Barbagia e La Baronia sono le zone dove la scrittrice ha vissuto e nella quali ha lasciato traccia. In questo post voglio proporvi un itinerario tra i luoghi di Grazia Deledda, tra chiese, musei e borghi fuori dal tempo.

Galtellì

A Galtellì, borgo della Baronia, è ambientato il romanzo Canne al Vento, forse il più conosciuto di Grazia Deledda. Qui la scrittrice trascorse del tempo a casa delle Dame Pintor, di cui lascia una precisa descrizione nel libro. Del paese la Deledda cita il Monte Tuttavista, le rovine del Castello di Pontes e la bella Chiesa di San Pietro, in stile romanico pisano. Questa basilica è decorata da begli affreschi di pittori umbro-laziali che rappresentano Vecchio e Nuovo Testamento e conserva alcune statue lignee di scuola sarda e napoletana. Cosi ne parla la scrittrice:

“ la basilica cadeva in rovina; tutto vi era grigio, umido e polveroso: dai buchi del tetto di legno piovevan raggi di pulviscolo argenteo che finivano sulla testa delle donne inginocchiate per terra e le figure giallognole che balzavano dagli sfondi neri screpolati dei dipinti che ancora decorano le pareti somigliavano a queste donne vestite di nero e viola…”

Proprio a Galtellì è stato istituito il Parco Letterario intitolato alla Deledda, collegato in rete con gli altri parchi letterari italiani. Qui si possono vedere il Castello Malicas, antica dimora oggi ristrutturata e trasformata in piccolo hotel, il parco Malicas e alcune Domus de Janas. Nel paese inoltre merita una visita Sa Domo e Sos Marras, un’antica casa padronale del 1700 diventata museo etnografico e spaccato della vita contadina di un tempo.

luoghi di Grazia Deledda
Il Museo etnografico di Galtellì

Nuoro

Nuoro ospita il Museo Deleddiano, casa natale della scrittrice che vi abitò fino alle nozze nel 1900. Oggi gestito dall’Istituto Sardo Regionale Etnografico, il museo custodisce testi, oggetti e immagini appartenuti alla Deledda sia nell’infanzia che negli anni in cui si trasferì a Roma.

Gli arredamenti delle stanze, soprattutto per quello che riguarda cucina e dispensa, sono stati riprodotti in base alle descrizioni presenti in Cosima, uno dei romanzi del Premio Nobel. Visitando la sua casa natale mi ha colpito in particolare un passaggio di una sua lettera:

Il nostro grande affanno è la lenta morte della vita. Perciò dobbiamo cercare di trattenere la vita, di intensificarla, dandole il contenuto più ricco possibile“.

Un’altro luogo simbolo di Grazia Deledda è la Chiesa della Solitudine, dove riposano le sue spoglie e alla quale ha dedicato il suo omonimo romanzo, ambientato appunto vicino a una chiesetta. Infine non si può visitare Nuoro senza fare tappa al Monte Ortobene, che sovrasta dall’alto la città. Qui si può vedere la famosa statua bronzea del Redentore e la Chiesa della Madonna del Monte Nero.

“L’Ortobene è uno solo in tutto mondo. E’ l’anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi”

Per scoprire cosa vedere a Nuoro leggi il mio articolo sul tema

Orune

Chiamato dalla Deledda con il nome di Oronou in Colombi e Sparvieri, il paese di Orune conserva la struttura tipica dei centri barbaricini. Qui spicca la chiesa ottocentesca di Santa Maria della Neve che al suo interno cela stupendi dipinti murali. Sempre nel centro troviamo la chiesa di Santa Caterina e la Casa Murgia, abitazione di inizio XX secolo.

Grazia lo descriveva cosi:

Dopo una settimana di vento furioso, di nevischio e di pioggia, le cime dei monti apparvero bianche tra il nero delle nuvole che si abbassavano e sparivano all’orizzonte, e il villaggio di Oronou, con le sue casette rossastre fabbricate sul cocuzzolo grigio di una vetta di granito, con le sue straducole ripide e rocciose, parve emergere dalla nebbia come scampato dal diluvio.

luoghi di Grazia Deledda
Santa Maria della neve ad Orune

Nelle campagne vicine non si può non citare Su Tempiesu, un tempio nuragico a pozzo dedicato al culto delle acque, costruito con conci di trachite e basalto addossato a una parete rocciosa dove sgorga una fonte. Il territorio di Orune è ricco di pozzi infatti nelle vicinanze si trovano anche quelli di Lorana e Su Lidone. Abbiamo anche testimonianze del periodo Neolitico con i dolmen di Istithi e i menhir di sas Predas’ Ittas.

Bitti

Tra i luoghi di Grazia Deledda compare più volte Bitti, ad esempio in Canne al Vento, nel quale cita Il Santuario di Nostra Signora del Miracolo. Oppure in Colombi e sparvieri, che tratta della pace tra Bitti e Orune (nella finzione chiamati Tibi e Oronou), avvenuta nella chiesa campestre di San Giovanni, nel libro chiamata Madonna del Buon Consiglio.

Finalmente arrivammo alla chiesetta della Madonna del Buon Consiglio che sorge a metà strada fra il paese di Oronou e quello di Tibi. Da quest’ultimo paese erano convenute molte famiglie imparentate con quelle di Oronou, per prender parte alla pace. Il posto è ameno, ombroso: un boschetto di quercie circonda la chiesetta che sembra una casupola con una croce sul tetto; un ruscello scorre poco distante fra due fila di oleandri selvatici e in lontananza si vede il mare.

A Bitti si possono visitare inoltre due interessanti Musei: quello del Canto a Tenores, forma di canto riconosciuta patrimonio immateriale dell’ umanità dall’ UNESCO, e il Museo della civiltà pastorale e contadina. Quest’ultimo ospita oggetti della vita quotidiana dei contadini e dei pastori del luogo, all’interno di un edificio che riproduce l’archittettura delle tipiche case di BItti. Poco fuori dal paese non perdetevi inoltre il Complesso Nuragico di Su Romanzesu, uno dei più rilevanti villaggi della Sardegna Nuragica.

luoghi di Grazia Deledda
Su Romanzesu vicino a Bitti

Fonni

Come non citare Fonni tra i luoghi di Grazia Deledda. Il paese viene ampiamente descritto in Cenere, nel quale la scrittrice parla del Santuario della Vergine dei Martiri circondato dalle cumbessias, L’oratorio di San Michele e Il Convento di San Francesco.

Un orizzonte favoloso circondava il villaggio: le alte montagne del Gennargentu, dalle vette luminose quasi profilate d’argento, dominavano le grandi valli della Barbagia, che salgono, immense conchiglie grige e verdi, fino alle creste ove Fonni, con le sue case di scheggia e i suoi viottoli di pietra, sfida i venti e i fulmini.

Il paese più alto della Sardegna e l’unico ad avere una stazione sciistica, è meta di tutti gli amanti della montagna sia d’inverno che d’estate. Nel centro storico si trovano le tipiche case di montagna coperte da scandulas, le antiche tegole in legno. Inoltre per le viuzze si possono ancora ammirare i caratteristici murales. Meritano una visita anche la Chiesa di San Giovanni Battista in stile tardogotico e il museo della cultura pastorale, sito in un’antica casa padronale del 1800.

Fonni
Un Murales di Fonni

Lollove

Lollove è una piccola frazione di Nuoro dove è ambientato il romanzo La Madre. Cosi lo raccontava la Deledda:

Si sentiva solo, di fuori, il rumore del vento accompagnato dal mormorio degli alberi del ciglione dietro la piccola parrocchia: un vento non troppo forte ma incessante e monotono che pareva fasciasse la casa con un grande nastro stridente, sempre più stretto, e tentasse sradicarla dalle sue fondamenta e tirarla giù’

Negli anni ’50 il paese conobbe il periodo di massimo splendore e contava più di 540 abitanti. Col passare del tempo anche questo borgo è stato vittima dello spopolamento e fino a qualche anno fa riversava in uno stato di abbandono.

La Leggenda narra che il paese fu vittima di una maledizione da parte di alcune suore che furono accusate di avere delle relazioni carnali con i pastori del luogo, che le fecero fuggire da un antico Monastero del borgo. Andando via pronunciarono queste parole: “Lollove sarai come acqua del mare; non crescerai e non morirai mai”.

Negli ultimi anni Lollove è stato rivalutato grazie ad alcuni progetti come Autunno in Barbagia e Lollovers, un gruppo di giovani che ha deciso di valorizzare le tradizioni del paese con laboratori del formaggio e di panificazione, visita della casa Museo e esperienze di “Digital Detox” in cui si lascia il cellulare a casa per immergersi nella natura.

Se vuoi approfondire la tua conoscenza su Lollove leggi il mio post Lollove: Cosa vedere nel borgo dell’amore.

Lollove
Il borgo di Lollove

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